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"Seconda Linea Missionaria" – Onlus

vuole essere uno strumento utile alla "Prima Linea Missionaria"

che opera nei paesi poveri del terzo mondo

Giuseppe Aragona Presidente Onorario di SLM

296Ad inizio anno, Giuseppe Aragona, fondatore di Seconda Linea Missionaria, ci ha comunicato, con grande dispiacere da parte di noi tutti volontari, di aver deciso di lasciare la presidenza dell'Associazione. A marzo durante l’assemblea dei soci è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo e Pietro Rolleri come Presidente. Giuseppe Aragona, che continuerà ad essere tra noi con la carica di Presidente Onorario, ha voluto lasciarci un suo scritto che di seguito riportiamo e che sintetizza molto bene la sua vocazione. L'impegno di noi tutti resta quello di continuare sulle linee guida che Giuseppe Aragona  ha tracciato fin dall'inizio di questi 50 anni di aiuto alle Missioni. 

Cari amici, nell'occasione di questo passaggio di consegne ho piacere di lasciarvi questo mio scritto per raccontarvi in breve come sia nato in me ..... 

Cari amici,
nell’occasione di questo passaggio di consegne ho piacere di lasciarvi questo mio scritto per raccontarvi in breve come sia nato in me il desiderio di aiutare i poveri tra i più poveri del mondo.
Vorrei iniziare con le parole di San Paolo:

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”

Queste parole bastano da sole a dare un senso a quello che facciamo qui, nel nostro gruppo Seconda Linea Missionaria e sono quelle che per cinquant'anni ho richiamato alla mia mente e al mio cuore quando la stanchezza, lo scoraggiamento e l'abitudine stavano prendendo il sopravvento nella mia vita. Non si può essere stanchi di amare e non ci si può abituare ai richiami dei più poveri, perché Gesù ci ha lasciato l'insegnamento dell'amore come unica regola di vita che le riassume tutte. E sarà dall'amore che saremo giudicati, non da altro.

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 34-36). 

Non è sempre facile però vivere l'amore come si dovrebbe perché tante volte subentrano la stanchezza, l'impazienza, la superbia, l'autosufficienza, l'idea che tutto dipende da noi mentre è da Dio che traiamo la forza, la costanza, l'umiltà. Per questo negli anni ho sempre voluto che il nostro gruppo si affidasse a Dio nella preghiera attraverso il nostro incontro mensile col Parroco preceduto dalla partecipazione alla Messa. Ma fondamentali sono state anche le testimonianze dei nostri amati missionari quando venivano e vengono a visitarci.
La preghiera e la testimonianza vivente della loro totale dedizione agli altri sono state e devono essere ancora la linfa che nutre questa nostra vocazione missionaria.
Conoscete bene come è iniziata questa avventura, l’ho raccontato tante volte. Era il 1968, mi recavo al Ministero degli Interni, dove lavoravo, e trovai su un sedile del treno un foglio di giornale che parlava dei lebbrosi e di un medico francese, Raoul Follereau, che aveva dedicato la sua vita ad alleviare le indicibili sofferenze e l'ingiustificata emarginazione che da millenni coinvolgevano i malati di lebbra.
Fino ad allora non avevo mai approfondito questa realtà ma la lettura di quel giornale mi colpì profondamente. Ne parlai con il Parroco dell’epoca, don Attilio Rinaldo, ed ebbi il permesso di raccogliere offerte durante la Giornata dei malati di lebbra. Ne parlai anche con i miei colleghi d’ufficio i quali furono subito colpiti dal fatto che tale piaga fosse ancora così diffusa e iniziarono a collaborare per la raccolta di fondi.
Poi ebbi modo nel 1972 di conoscere il Malawi, attraverso l'incontro casuale con Padre Alessandro Assolari, successivamente Vescovo di Mangochi. Inizialmente ci concentrammo anche qui sui lebbrosi ma nel tempo altre realtà vennero alla luce: la fame, la mancanza di scolarizzazione, le malattie, la penuria di medicine, gli orfani (con le adozioni a distanza) etc.
Una persona, come me, che nella sua infanzia ha sperimentato tanti lutti e privazioni, non poteva rimanere indifferente a tanta sofferenza e mi sentii spinto a privilegiare quei paesi dei quali nessuno si occupava se non i missionari.
Ogni vocazione ha un innesco che ne caratterizzerà in maniera inconfondibile la missione, e Seconda Linea Missionaria è nata - da qui il suo nome - per essere il supporto alla Prima Linea nella quale sono coinvolti i missionari che vivono a contatto diretto con le realtà più povere e sofferenti del pianeta.
Adesso che ho 90 anni è arrivato il momento di lasciare l'impegno attivo e di passare ad altri il testimone. Quello che desidero trasmettervi, insieme a mia moglie Maria, è lo spirito che ci ha condotto fin qui attraverso mille avventure: dai nostri viaggi di gruppo in Malawi ai nostri ritiri spirituali a Casa Suani, dalle decine di container spediti alle annuali pesche di beneficienza, dalle cene gioiose con i nostri missionari alle mostre mercato natalizie. Uno spirito di dedizione assoluta e gratuita che non ha mai cercato la propria gratificazione ma che si è sempre nutrito della gioia di donare il proprio tempo e le proprie energie per la felicità altrui.
Oggi è il momento di ritrovare quello slancio che ci ha sempre contraddistinto ed è per questo che dobbiamo riprendere confidenza nel rapporto con Dio, che solo può darci nuova energia, attraverso la condivisione della preghiera comunitaria e dell'Eucarestia.
I modi per interpretare questa vocazione all'amore per i poveri possono essere tanti e diversificati. Sta alla vostra fantasia e iniziativa trovarli. L'importante è ricordare sempre che il nostro nome “Seconda Linea Missionaria” interpreta la nostra vocazione, che è vocazione al servizio nascosto, senza gloria, ma indispensabile, come nelle guerre di trincea, per dare sostegno a chi la vita se la sta giocando “al fronte”.
Sono decine le persone che in cinquant'anni hanno dato tempo e disponibilità per Seconda Linea Missionaria, molte non ci sono più. Potete rileggere i loro nomi nel libro di memorie che ho scritto. Ognuno ha dato di sé quello che poteva, secondo le proprie attitudini. Nessuno è mai stato più importante degli altri. Forse scrutando se stessi ognuno può trovare ancora adesso il suo personale ed esclusivo modo di vivere l'impegno nel gruppo. Da qui potranno nascere idee nuove per portare avanti una missione che, mi auguro, proseguirà oltre la mia vita e quella di Maria.
Vi voglio bene e vi ringrazio per essere ancora con noi.
Giuseppe Aragona



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